#89
Crepuscolo Rosso – parte 1 di 3
Il Capitano
di Carlo Monni, Fabio Furlanetto
& Carmelo Mobilia
Industrie
Shaw. Pittsburgh, Pennsylvania.
È ancora notte fonda ed il complesso industriale è
ancora deserto. Il corpo di una guardia di sicurezza giace a terra in una pozza
di sangue; una donna dalle lunghe trecce bionde si china ad esaminare il corpo,
appoggiandosi alla propria spada.
-Gli hanno tagliato la gola. Non c’è stato onore –
dice la Valchiria, chiudendo gli occhi al cadavere.
Iron Man è di fianco a lei, mimetizzato nella notte con
la propria armatura in modalità stealth.
<<Detesto
dirlo, ma Sebastian Shaw aveva ragione a chiederci di investigare. C’è qualcosa
che disturba il mio radar: trovare l’assassino non sarà semplice>>
-Al contrario. Basta inseguire la morte – risponde la
Valchiria, rialzandosi in piedi.
<<Certo.
Hai il suo numero di telefono per caso?>>
-Non sei il suo tipo, ma posso presentartela se lo
desideri.
<<...okay.
Bella battuta>>
-Battuta?
All’interno del complesso, un uomo dal volto coperto
da un passamontagna sta sparando alle due donne che lo inseguono. Una di loro,
una bionda la cui uniforme lascia scoperti gli addominali, ricarica la pistola
mentre la sua alleata, una mora dalle chiare origini latino-americane, provvede
al fuoco di copertura.
-Sarebbe molto più semplice se sparassimo anche noi
per uccidere – osserva la bionda.
-Non è così che agiamo e lo sai. Il Comandante vuole
catturarlo vivo – risponde la mora.
-Non mi stavo lamentando. Preferisco le cose difficili
– chiarisce la bionda, lanciandosi nel corridoio non appena l’uomo finisce i
colpi e prendendo di mira la mano che stringe la pistola del nemico. Prima che
abbia il tempo di sparare, però, qualcosa abbatte il muro del corridoio.
Il proiettile sparato dalla bionda rimbalza sulla
pelle della Valchiria, che si ferma per studiare la situazione. Può sentire
l’aura di morte attorno all’uomo alla sua destra, ma è stata una delle donne
alla sua sinistra a spararle.
L’uomo approfitta della distrazione per fuggire; la
Valchiria si prepara ad inseguirlo, ma la bionda è più veloce e la colpisce con
un calcio al ginocchio inteso a farla cadere a terra. Non solo la Valchiria non
si muove di un millimetro, ma afferra la bionda alla gola e la solleva con la
mano sinistra. La bionda non si lascia intimorire, attivando i bracciali e
scaricando addosso alla Valchiria abbastanza elettricità da stendere un uomo il
triplo della sua stazza. Senza effetto.
-Desisti – è l’unica parola pronunciata dalla
Valchiria.
Mentre questo avviene, la mora approfitta della
distrazione della Valchiria per rubare la sua spada; prima che l’Asgardiana
abbia modo di reagire, si ritrova con la propria lama puntata alla gola.
-Non fare mosse di cui ti pentiresti, chica – la minaccia.
<<Ottimo
suggerimento>> aggiunge Iron Man, a
malapena visibile al buio mentre è in modalità stealth, avvicinando il palmo
della mano alla testa della mora...e trattenendo un raggio repulsore.
Lo stallo alla messicana dura per un paio di secondi, fino
a quando qualcuno non getta a terra il corpo dell’uomo vestito di nero. Iron
Man si volta verso il nuovo arrivato, illuminandolo con la luce proveniente
dalla piastra pettorale: costume blu con stella bianca sul petto, ed un volto
che Iron Man non potrebbe scordare neanche volendo.
<<Steve!?!?>>
-Conosci quest’uomo, Iron Man? – chiede la Valchiria.
<<Credevo
di sì>> risponde il Vendicatore
rosso e oro, disattivando i sistemi d’arma. I più sofisticati sensori del
pianeta confermano che l’uomo di fronte a lui è Steve Rogers, l’originale
Capitan America creduto morto da molto tempo.
-Non era così che pensavo di rivederti, Iron Man, ma
abbiamo problemi più grossi a cui pensare.- dice Steve Rogers, togliendo il
passamontagna all’uomo che ha catturato.
Ha smesso di respirare, ed suo volto è stato deformato
in un teschio rosso.
Isola del
Teschio. Da qualche parte nei Caraibi.
In un ampio salone il Teschio Rosso sta osservando le
immagini sullo schermo davanti a lui, trasmesse da una microcamera nascosta
sull’uomo appena morto.
-Era inevitabile che accadesse, non sono sorpreso.- commenta
-Parli dell’intervento di Iron Man e di quella bionda
con lui, padre?- chiede sua figlia Sin.
-La Valchiria- precisa il Teschio –Dice di essere
nientemeno che la leggendaria Brunhilde… e io le credo. Ha lavorato con i
Difensori ed ora si è unita ai Vendicatori. Mi piacerebbe tanto sapere chi li
ha allertati.
Alle sue spalle il Dottor Faustus si sente stringere
la gola. Se il Teschio sapesse che è stato lui ad avvertire lo S.H.I.E.L.D. dei
suoi piani, la sua vita non varrebbe un soldo bucato. Deve trovare un modo di
andarsene di lì e in fretta. Non si aspettava i Vendicatori, però. Saranno un
problema o un vantaggio?
Il Teschio continua ad esaminare le immagini finché
un’esclamazione di sorpresa e di soddisfazione gli sfugge dalle labbra:
-Wunderbar… questo sì che è interessante! E così è
convolto anche lui. A giudicare dal costume è tornato in azione. Meglio così:
non avrei provato alcun piacere a stanarlo dal buco dove si era rintanato.
Anche Sin riconosce l’uomo dal costume azzurro e i
capelli biondi la cui immagine sfocata è apparsa sullo schermo:
-Lui sembra… sembra…
-Non sembra: è proprio lui, il mio vecchio nemico. Ho
atteso a lungo un’altra occasione per confrontarmi con lui[1] ed
ora lui me l’ha fornita su un piatto d’argento.
-Vuoi sempre che mi occupi di Capitan America?- chiede
Sin.
-Se pensi di esserne capace…
Le parole del Teschio colpiscono Sin come una
frustata. Il volto della ragazza trema e Faustus intuisce che se non fosse per
il timore reverenziale che ha per il padre esploderebbe in una manifestazione
di rabbia. La vede fare un lungo respiro prima di rispondere:
-La troverò e te la porterò trascinandola in catene,
te lo giuro.
Washington
DC.
Il ronzio persistente della Communicard nella sua
giacca appoggiata su una sedia accanto al letto sveglia una già agitata Liz
Mace che si alza in fretta badando a non svegliare l’uomo che dorme accanto a
lei.
La chiamata di Iron Man è perentoria. Liz si veste
rapidamente. Ha giusto il tempo per raggiungere il Metroliner per New York alla
Union Station.
Dà un’ultima, veloce, occhiata all’uomo ancora
addormentato, il suo superiore alla D.I.A colonnello Mike Rossi e si maledice
ancora una volta per essersi infilata in quella situazione senza uscita.
Dovrebbe essere migliore: Steve Rogers non avrebbe mai fatto i suoi sbagli.
Come può sperare di essere un esempio per gli altri se tradisce la fiducia di
chi crede in lei? Come può essere all’altezza della leggenda di Capitan
America?
Esce in fretta e prende al volo un taxi. Non nota le
figure che dall’ombra spiano il palazzo che ha appena lasciato.
Base dei Vendicatori, New York City
La mattina di Jarvis inizia molto presto: c’è sempre
qualcosa da fare, ed è il suo compito assicurarsi che i Vendicatori abbiano a
disposizione tutto ciò di cui hanno bisogno fin dalle prime ore del mattino.
Per esempio, dopo la missione notturna di ieri, è d’obbligo preparare una sana
colazione che sia già pronta per i Vendicatori al loro ritorno, anche se molti
di loro si accontenterebbero di un paio di ciambelle o di qualche altro cibo
spazzatura americano.
Dev’essere successo qualcosa di straordinario, però,
perché in piena notte Iron Man ha richiesto una riunione di emergenza di tutti
i Vendicatori.
Il primo ad arrivare è stato naturalmente Quicksilver,
che a braccia incrociate osserva impazientemente l’atterraggio del Quinjet.
-Quanto ci mettono gli altri ad arrivare? Capitan
America non avrebbe mai accettato un simile ritardo – si lamenta il velocista.
-Invero la tua memoria può essere assai fallace in
certi ambiti – risponde Ercole.
-Già, di solito era Iron Man ad essere fissato su
certe cose – conferma Wasp.
-Non fate troppo caso a mio fratello, non è a suo agio
se non ha qualcosa di cui lamentarsi – scherza Scarlet, ottenendo però solo
un’alzata di spalle da Quicksilver.
Jarvis sorride sommessamente: ha sempre apprezzato il
cameratismo tra questi eroi, che l’introduzione di sangue fresco del gruppo non
ha certo intaccato. Preme il pulsante di apertura della porta dell’hangar,
ritrovandosi ad osservare l’ultima cosa che si aspettava: Steve Rogers scende
dal quinjet. Iron Man e la Valchiria lo seguono, assieme a due donne che i
Vendicatori non riconoscono: la bionda Yelena Belova e la mora Donna Maria
Puentes.
-Padron.... Steven? È ... davvero lei?- chiede il
maggiordomo, incredulo.
-Sono proprio io, Jarvis. Parafrasando Mark Twain “le voci sulla mia morte…”-
-“... erano
alquanto esagerate”. Va oltre le mie capacità comprendere certi misteri, ma
sono ben felice di constatare che è ancora tra noi e che gode di buona salute!
– gli dice stringendogli la mano, con gli occhi lucidi. In quell’istante, Wasp
riconosce il vecchio compagno di squadra, e la sua reazione non può essere
contenuta:
-STEVE!!! – strilla, rimpicciolendosi alle dimensioni
di una vespa e volando verso di lui. Quando la Vendicatrice riprende la propria
statura originale si getta tra le braccia di Steve, abbracciandolo con
entusiasmo.
-Anche per me è un piacere rivederti, Janet – risponde
Steve con un certo imbarazzo, reso ancora più evidente dall’occhiata di gelosia
di Donna Maria.
-Ah che fausto giorno è codesto! – afferma Ercole nel
vedere il suo vecchio compagno d’armi – Capitano, anch’io sono lieto nel
constatare che la tua anima non ha ancora raggiunto i Campi Elisi! Il figlio di
Zeus ti dà il suo benvenuto! -
Ma non tutti condividono l’entusiasmo del semidio:
quando Quicksilver raggiunge il Quinjet, per esempio, ignora del tutto Steve
Rogers e chiede ad Iron Man:
-Dimmi che non è un doppione di un’altra dimensione.
<<Polaris,
Valchiria, Ercole, aspettate qui. Tutti gli altri Vendicatori, con me nella
sala riunioni>>
-Non dovremmo investigare sull’identità dell’assassino?
– protesta la Valchiria.
<<Non
perdete di vista queste due donne>>
ordina Iron Man, senza rispondere alla domanda.
-Invero, sarà un piacere intrattenere delle fanciulle
tanto graziose – risponde Ercole, squadrando da capo a piedi sia Yelena che Donna
Maria.
Osservando i Vendicatori allontanarsi e fare
praticamente a gara l’uno con l’altro nello stringersi attorno al Comandante Rogers, Yelena Belova non può che chiedersi:
-Cosa diavolo sta succedendo?
-Vorrei saperlo anch’io – risponde Polaris, che non
apprezza l’essere stata lasciata in disparte.
La porta della sala riunioni si chiude ed i cinque
rimasti fuori si guardano l’un l’altro con un misto di perplessità e
diffidenza.
-Che ne dite di fare le presentazioni, tanto per
cominciare?- dice Polaris.
-Io
sono la Vedova Nera- proclama Yelena Belova.
-Davvero?
Me la ricordavo un po’ diversa: capelli rossi e più… più…
-Vecchia?-
suggerisce Yelena
-Io
avrei detto: matura… e non parlo solo di anni.
-Ehi
ascolta…
Ercole
si intromette tra le due donne.
-Invero
Natasha Romanoff è una donna in gamba, ma sono certo che anche questa giovane e
graziosa fanciulla sia all’altezza del nome che ha scelto di portare. Anche tu
sei russa, vero?
-Naturalmente.
Qualcosa da dire al riguardo?
-Non
da parte mia.
-Conosco
i Russi- interviene la Valchiria –Stirpe valorosa ma ostinata.
Mentre
Yelena cerca di capire se l’Asgardiana ha voluto farle un complimento, ecco
arrivare Jarvis con un vassoio.
-Le nostre ospiti gradiscono una tazza di the?- chiede
poi i suoi occhi si illuminano nel vedere una delle ospiti –Donna Maria… nella
confusione non ho avuto modo di dirle quanto sia lieto di rivederla dopo tanto
tempo.
-Grazie Jarvis.- risponde con un sorriso la
sudamericana.
-Tu conosci questa donna, Jarvis?- esclama Polaris.
-Ma certo: è Donna Maria Puentes. Era nello staff
della Base anni fa. La raccomandò Capitan America.- il maggiordomo le dà
un’altra occhiata storcendo un po’ il naso -Certo allora indossava abiti più
sobri. Si è fatta prestare la tuta dalla Contessa De La Fontaine per caso?
Riconosco lo stile.
Donna Maria fa una risatina e risponde:
-Qualcosa del genere, Jarvis. Ti disturba, forse?
-Madam… dopo tanti anni di servizio per i Vendicatori
non sono molte le cose che mi disturbano o scandalizzano e rispetto a certi abiti
di alcune delle amiche di Padron Tony quando viveva qui, lei è molto sobria.
-Ma perché qui dentro tutti sembrano saperne più di
me?- esclama Lorna Dane.
Non tutti, pensa Yelena Belova. Il modo con cui tutti
hanno reagito alla vista del Comandante Rogers, come se lo conoscessero da anni
ma fossero sia stupiti che offesi dal rivederlo. Che legame ha con i Vendicatori,
specie quelli più vecchi? Da tempo Yelena si chiede chi sia veramente il suo
caposquadra… un uomo di cui non esiste traccia prima che lei lo conoscesse. Ha
la sensazione di non essere mai stata così vicina a sapere la risposta.
Sala Riunioni
Mille
ricordi assalgono Steve Rogers alla vista di questa stanza. Quante volte il
destino del pianeta è stato deciso tra queste mura. Quante amicizie si sono
solidificate attorno a quel tavolo.
Iron
Man si toglie il casco, rivelando l’espressione di Tony Stark: un misto di
rabbia e frustrazione.
Non
deve preoccuparsi della propria identità segreta perché Steve, Wasp,
Quicksilver e Scarlet la conoscono già.
-Cosa
diavolo è successo, Steve?
-Abbiamo
ricevuto una soffiata anonima su un attacco del Teschio Rosso alle Industrie
Shaw; crediamo che sia stato il dottor Faustus a...
-“Noi”?
Qualche altro Vendicatore sapeva che eri vivo? – domanda Quicksilver.
-Soltanto
Capitan America...sia il precedente che l’attuale, e Falcon.- risponde Steve.
-A dire
la verità, anche io lo sapevo – rivela Scarlet.
-Tu
sapevi che Steve era ancora vivo e non mi hai detto niente!? – protesta il
velocista con la sorella.
-Non
volevo metterti in questa situazione, Wanda – si scusa Steve.
-È
stata un’idea di Fury, vero? Uno dei suoi soliti trucchi da spia per mandarti
in una qualche missione segreta.
-Non
esattamente, Tony. Dopo tutto quello che è successo durante l’invasione marziana...ho
sentito il bisogno di ricominciare una nuova vita, per essere Steve Rogers
invece che Capitan America.
-Ma
Fury sapeva, vero? Hai detto che eri ancora vivo a Nick Fury, ma non a noi.
Lavori per lo SHIELD, adesso? Insieme a quelle donne? – insiste Stark.
-Non
proprio. Nick ci fornisce il suo appoggio, ma ufficialmente non esistiamo.
-Una
sorta di Vendicatori Segreti. Potremmo sponsorizzarvi, anche se sarebbe un po’
controproducente per il “segreti” – commenta Wasp.
-Non
c’è proprio nulla su cui scherzare, Janet – la redarguisce Stark.
-E
perché? Cap è vivo, dovremmo esserne contenti invece di fargli il terzo grado!
E poi, scommetto che ha avuto un ottimo motivo per non dirci niente per tutto
questo tempo.
Tutti
gli sguardi sono su Steve Rogers, un uomo che è stato capace per anni di dare
ordini a un dio.
-Vero,
Cap? – insiste Wasp quando la risposta tarda ad arrivare.
-Avanti,
sentiamo un po’ – le fa eco Stark.
-Non
c’è niente da spiegare: ho solo smesso di essere Capitan America e lasciato
spazio ad una nuova generazione.
-È
tutto qui quello che hai da dire!? Lo sai quanto ha pianto mia figlia? Lo sai a
quante persone hai spezzato il cuore!? – chiede Quicksilver, rosso d’ira ed
all’apparenza pronto a sferrare un pugno.
-Pietro,
Steve non aveva certo intenzione di... – cerca di calmarlo Scarlet.
-Sta
zitta tu! Mi sarei aspettato un tradimento simile da Xavier o Summers, non
certo da te!
-Non
incolpare tua sorella, Pietro. Le ho chiesto io di mantenere il segreto.
-C’è
una cosa che non capisco: se volevi cambiare identità e lavorare per il tuo
gruppo segreto, perché non ci hai detto niente? – chiede Wasp.
-Non
è andata proprio così. Ho fondato i “Vendicatori Segreti”, se proprio vuoi
chiamarli così, solo da poche settimane. Prima sono stato semplicemente Steve
Rogers, insegnante di liceo.
-Tenendoci
nascosto di essere ancora vivo! – insiste Quicksilver.
-Tecnicamente,
non ho mai fatto niente per tenere nascosto il fatto che Steve Rogers fosse
vivo e vegeto – risponde Steve, sorridendo nel tentativo di smorzare la
tensione.
L’effetto
ottenuto è l’esatto contrario, perché Tony Stark reagisce sbattendo il pugno
sul tavolo ed urlandogli in faccia:
-Oh,
ma per piacere! Non ti fidavi di noi, questa è la verità! Credevi che se
avessimo saputo che eri ancora vivo non avremmo rispettato la tua scelta ed
avremmo insistito per farti tornare in uniforme!
-Non
è forse così?
-Non
era tuo diritto scegliere al posto nostro! Invece, hai inscenato la tua stessa
morte!
-Senti
chi parla, Tony.
-E
questo cosa vorrebbe dire!?
-Se
non ricordo male, anche Iron Man e Tony Stark sono “morti” più di una volta, e
non ti sei mai dato la briga di tenerci informati.
-È
questa la tua scusa, Steve? “L’hai fatto
anche tu”!?
-Non
è quello che ho detto. Ma non accetto lezioni in materia da te, Tony: quanti
segreti ci hai tenuto nel corso degli anni? Non ho fatto niente che tu non
avessi già fatto in passato.
-Lo so. Ti credevo migliore di me.- gli risponde
Stark.
-C’è una cosa che non capisco- interviene ancora Wasp
–Se tu sei vivo, chi è quello sepolto ad Arlington?
Un attimo di silenzio poi quasi contemporaneamente
Tony Stark e Pietro Maximoff esclamano:
-L’altro Capitan America!
-Ma certo!- aggiunge Tony -Era una sorta di suo
gemello almeno superficialmente.
-E solo l’analisi del DNA aveva chiarito che era di
Steve il cadavere ritrovato dopo l’esplosione dell’Eliveicolo rubato dal
Teschio Rosso.-[2] aggiunge Quicksilver -Quella
stessa analisi del DNA su cui Fury ha mentito…. A proposito Stark sei certo
che…
-Sì… ho eseguito uno scan del DNA e corrisponde a
quello archiviato nel nostro database.
-Scusate…- interviene una perplessa Wasp …ma potreste
spiegarmi di cosa state parlando?
Altrove.
Si chiama James Buchanan Barnes e ha quasi novant’anni,
ma non ne dimostra più di trenta.
È americano, ma ha trascorso metà della sua vita in
quella che un tempo si chiamava Unione Sovietica. Ha salvato parecchie vite
durante la Seconda Guerra Mondiale, ma ne ha stroncate altrettante durante la
Guerra Fredda. Una contraddizione vivente. D’altronde, sareste confusi anche
voi se vi avessero fatto il lavaggio del cervello e tenuto in un contenitore
criogenico per anni, cancellando ogni vostro ricordo, ogni vostra esperienza ad
ogni risveglio. Oggi se Dio vuole tutto questo è finito: James “Bucky” Barnes
sta lentamente mettendo a posto tutti i tasselli della propria vita,
recuperando piano piano la propria memoria e la coscienza di se stesso. Negli
ultimi tempi ha cominciato a visitare vecchi luoghi e vecchi amici e purtroppo
non ne sono rimasti molti ancora vivi… come il vecchio e ancora arzillo
Washington Carver Jones, suo compagno nei Giovani Alleati durante la Seconda
Guerra Mondiale ed oggi nientemeno che generale in pensione, a cui ha appena
fatto visita alla casa di riposo per veterani in cui sta trascorrendo i suoi
ultimi anni. Sono passati settant’anni da quando lui, Wash e gli altri facevano
scorribande contro i nazisti e lui li ha persi tutti
Il rombo di una moto interrompe i suoi pensieri.
-Ehi straniero! – lo chiama una voce. È Jack Monroe,
suo sostituto nel ruolo di Bucky durante gli anni 50, oggi amico e alleato nei
panni di Nomad.
-Ciao Jack… come hai fatto a trovarmi?
-Mi ha detto Nick Fury dov’eri. Mi dispiace
interrompere quello che stavi facendo Buck, ma pare ci sia un’emergenza.
Dobbiamo recarci alla base dei Vendicatori. Credo sia roba forte.
-I... Vendicatori?
-Ah già dimenticavo... beh vedi, i Vendicatori sono
una sorta di eredi del gruppo degli Invasori.
Gli “eroi più potenti della Terra” o qualcosa del
genere.
-So chi sono i Vendicatori. Mi sono informato sugli
eroi in costume di quest’epoca. Quello che non capisco è che c’entrano con noi.
Sono loro che
hanno ritrovato Steve, ripescandolo dall’Atlantico. Sono quasi una famiglia per
lui, e il fatto che ci voglia lì credo significhi che hanno scoperto che non è
morto come credevano. Spero che non ci sarà da litigare. Hai il tuo costume,
sotto gli abiti?
-Si.
-E allora salta su. Ci cambieremo strada facendo.
Bucky si accomoda sul retro dell’Harley Davidson, e
Jack da gas, sfrecciando sulla strada.
Base dei
Vendicatori, Sala Riunioni.
Il tempismo è tutto, per un arciere. Cogliere il
momento giusto per scoccare e fare centro. Occhio di Falco è un maestro in
questo e anche senza farlo apposta, non avrebbe potuto scegliere un momento
migliore per fare il suo ingresso.
-Salve a tutti... allora, che sta succedendo? Jarvis è
bianco come un cencio... e chi sono quelle due tipe nell’altra stanza? La mora
è decisamente... –
La frase gli muore in gola. La vista dell’uomo da lui
amato come un fratello e creduto morto lo colpisce come un proiettile in mezzo
agli occhi.
-Ciao Clint. Deve sembrarti strano, ma...-
Occhio di Falco non lo fa finire: incocca una freccia
e lo punta.
-Non provarci neppure ok? Non m’incanti! Non me la
bevo, neppure per un istante! Che cosa sei? Uno Skrull, un LMD, un agente dell’Hydra
sosia di Steve?- grida l’arciere,
furibondo.
-Clint rilassati. È davvero lui.- gli dice Scarlet.
-Confermo. I parametri della mia armatura combaciano
al 110%. È davvero Steve- ribadisce Tony.
-Vi siete bevuti il cervello?- esclama ancora Falco,
tenendo la freccia puntata al petto di Steve -Cap è morto. Abbiamo avuto le
prove... il corpo, il DNA... tutto quanto! È il piano vigliacco di qualche
bastardo, ma io non ci casco!
-Falla finita Clint. È veramente lui.- gli dice Quicksilver
-E pare che mia sorella ne fosse al corrente fin dall’inizio.- aggiunge,
irritato.
- i ho già detto che ho chiesto io a Wanda di
mantenere il mio segreto, Pietro. Non prendertela con lei.- chiarisce Steve -Volevo che nessuno di voi
indagasse sulla mia morte, e mi serviva qualcuno di cui potermi fidare.
“Parla proprio
come lui” pensa Occhio di Falco, sentendo quelle parole, tuttavia ancora
non gli crede.
-Dimmi qualcosa... qualcosa che può sapere solo lui.
Convincimi!- esclama risoluto.
-Anni fa... t’eri appena sposato... tu e Bobbi veniste
a trovare me e Bernie a Brooklyn. Passeggiammo sul ponte quella sera e mi
dicesti che il matrimonio era una delle cose migliori che t’erano mai capitate,
e mi invitasti a fare lo stesso.[3]
Era vero. Parola per parola. Solo Steve e lui erano a
conoscenza di quel dialogo. Lentamente, l’arco smette di tendersi e la freccia
di abbassa. Anche lo sguardo di Falco fa lo stesso.
-Sei... davvero tu.- dice sottovoce.
-Si. Clint... tutti voi... mi dispiace veramente per come
si son messe le cose. Io...
-STA ZITTO!- grida Clint Barton, colpendo Steve con un
pugno dritto al volto, atterrandolo.
-Porco giuda ...- esclama sorpreso Quicksilver. In
tanti anni di militanza ha visto questi suoi due amici litigare innumerevoli
volte, ma mai come oggi. Anche Wanda e gli altri rimangono basiti.
-NON VOGLIO SENTIRE LA BENCHÉ MINIMA SCUSA! COME HAI
POTUTO MENTIRE PROPRIO A ME? COME??- continua Barton, furioso.
-Avevo le mie buone ragioni, Clint.... –
-Beh faresti meglio a dircele.- aggiunge Stark -Per la
miseria, Steve! Proprio l’altro giorno ho dovuto fare la ramanzina ai Giovani
Vendicatori per insegnargli a fidarsi della vecchia generazione![4]
Adesso come gli spiego che nemmeno Capitan America si è fidato di noi!?
-Ascoltatemi... avevo deciso di smettere. Era mio
diritto. Volevo una vita normale, un lavoro, magari una famiglia, e non
combattere in eterno criminali e terroristi. Era arrivato per me il momento di
passare il testimone alla nuova generazione.
-E questo l’abbiamo capito! – lo interrompe
Quicksilver, irrequieto – ma perché tenerci all’oscuro? Perché tutto questo
mistero? E ancora non ci hai detto perché hai messo su quella squadra di
spioni. Cosa ti ha fatto tornare sul campo?
<<Ottima domanda, Pietro>> riprende Iron Man tornato ad indossare il casco <<perché
sei tornato a giocare all’agente segreto per conto di Fury?>>
Tutti gli occhi dei presenti della sala sono puntati
su Rogers. Steve non aveva mai visto i suoi compagni in quello stato. Sono
arrabbiati, delusi. Soprattutto Falco. E hanno le loro ragioni per
esserlo. Meritano una spiegazione.
-Per via di Bucky...- è la sola risposta di Steve.
-Che centra Bucky, adesso?- dice Occhio di Falco.
-È per lui che sono tornato sul campo. È una lunga
storia, ma per farla breve... Bucky non è morto, come abbiamo sempre creduto. I
sovietici lo ripescarono poco dopo che era caduto in mare e gli hanno fatto il
lavaggio del cervello. In pratica, l’hanno reso un sicario al loro servizio, da
utilizzare per degli omicidi politici... e tra una missione e l’altra, lo
tenevano in animazione sospesa. Sono riuscito a liberarlo e sto provando, a
poco a poco, a fargli recuperare la memoria.
-Bucky Barnes è vivo? Proprio quel Bucky? – dice Wasp,
sorpresa dalla notizia.
-Questa non la sapevo neppure io.... – aggiunge Wanda.
-E neanch’io... – afferma Liz Mace alias la nuova
Capitan America, entrando nella sala riunioni.
-Però sapevi che Steve fosse ancora vivo, non è vero?
– dice Falco alla nuova arrivata, con un tono acido.
-Certo che lo sapevo. È stato lui a consegnare lo
scudo a Jeff… e a me – risponde la bionda.
-Cristo... ci avete tutti preso per il culo per tutto
questo tempo? E quante altre cose ci tenete nascoste? – sbotta ancora
l’arciere.
Fuori
dalla stanza.
-Anche Capitan America e Occhio di Falco sono entrati
in quella stanza, e a noi non è neppure concesso sapere cosa sta accadendo! La
cosa sta cominciando ad irritarmi.- sbotta Polaris.
-Codesta segretezza è assai sgradita anche a me, ma
essendo noi delle novizie in questa squadra, credo sia giusto farci da parte,
per il momento.- le risponde la Valchiria.
-Giusto un corno!- riprende Lorna – È giusto
escluderci? Che cosa si stanno dicendo la dentro? E soprattutto chi è quel
tizio biondo che si comporta come se fosse il padrone di casa?
“Gran bella domanda” pensa Yelena, che da quando erano
arrivate alla base non faceva altro che chiederselo. Donna Maria lo sa, sa
molte più cose di lei. Anche Jack e Barnes, probabilmente. Improvvisamente si rende
conto che i così detti “Vendicatori Segreti” sono un enigma anche per lei.
-Sentite, non ce la faccio più. Io entro a chiedere
spiegazioni. –
-Non ti azzardare, chioma verde!- la riprende Donna
Maria -Ci hanno detto di restare qui e così faremo!
-Cos’è ti metti a dare ordini anche tu, adesso?
L’ultima arrivata? Aver fatto da segretaria per qualche tempo non fa di te un
Vendicatore, bella!
-Ma lo è il Principe della Forza.- interviene Ercole
-E appoggio totalmente questa donna di iberica bellezza. Quanto sta accadendo
in quella stanza è qualcosa che almeno per il momento non ti è concesso sapere,
e tu devi saper rispettare i tuoi alleati, così come si addice ad una guerriera
del tuo valore!
Se persino il focoso Ercole millanta pazienza, è davvero
il caso di mettersi il cuore in pace. Polaris si calma e torna a sedersi,
sbuffando.
-Se posso permettermi, signorina Lorna…- interviene
Jarvis porgendole un muffin -… con questi suoi atteggiamenti rivela la sua
parentela con padron Pietro.
-Dio Jarvis... sono davvero come lui?- chiede Lorna,
leggermente imbarazzata.
L’espressione sorniona del maggiordomo è per lei una
risposta, e tutti i presenti, tranne la Vedova, annuiscono. Lorna si concede un
timido sorriso e gli altri, divertiti, si rilassano.
Ancora una volta, l’intervento del maggiordomo dei Vendicatori
ha placato gli animi. Ma considerato ciò che si sta discutendo nell’altra
stanza, persino Jarvis si chiede se il suo aiuto sarà sufficiente.
Un’installazione
militare segreta
Sono poche le persone con un’autorizzazione
sufficiente a conoscere la posizione di questo luogo. Il loro numero sta
diminuendo rapidamente nello scontro a fuoco: le truppe speciali che hanno
fatto irruzione sono brutalmente efficienti, ed il loro attacco è stato
accuratamente organizzato per impedire ai soldati di chiamare rinforzi.
Al livello più basso dell’installazione, due ufficiali
si preparano a sparare a qualunque cosa riesca a sfondare la porta blindata.
Sono invece colti alla sprovvista dalla nuvola rossa che fuoriesce dal sistema
di ventilazione. La loro morte è rapida, ma non così veloce da impedire loro di
soffrire le pene dell’inferno quando la loro pelle raggrinzisce e prende una
macabra forma di teschio.
Il suono delle armi da fuoco cessa. Non c’è bisogno di
far saltare la porta, sbloccata da una semplice chiave.
-Il centro di comando, come richiesto, signore –
annuncia un uomo in uniforme, aprendo la porta ed inchinandosi all’arrivo del
suo vero superiore.
Il Teschio Rosso osserva compiaciuto l’opera del suo
gas della morte; sorriderebbe, se lo stesso veleno non avesse deturpato
orribilmente i suoi perfetti lineamenti ariani.
-Grazie, Colonnello. Non ho più bisogno di lei –
commenta il Teschio Rosso, estraendo la pistola dalla fondina e facendo saltare
le cervella del traditore.
Circondato da cadaveri, il Teschio Rosso si mette in
bocca con tutta calma una sigaretta con bocchino e l’accende. Ne inspira una
lunga boccata, sentendo la mancanza dei tempi in cui poteva permettersi di
sporcarsi le mani di persona.
Mettendo le mani sui comandi sporchi di sangue, realizza
che quei giorni stanno per tornare.
Base dei
Vendicatori.
Il cancello si apre permettendo alla moto di entrare
nella residenza. I due uomini mascherati vi scendono e si recano verso la
porta.
-Certo che ai nostri tempi noi Invasori non avevano nulla
del genere.- dice il Soldato d’Inverno vedendo il lusso che trasuda dalla
villa.
-Già e dentro è ancora meglio... ci sono stato un paio
di volte, anni fa. È impressionante. Ma io non mi sono mai trovato a mio agio
in posti come questi.
-Non per niente ti chiamano Nomad, no? –
Jack gli sorride e poi suona alla porta. Ad aprire
ovviamente è Jarvis.
-Buongiorno. Voi dovete essere i due ospiti di cui
Donna Maria mi ha accennato. Prego, accomodatevi.
Pure un maggiordomo, pensa Bucky certo che se la passano
bene, questi Vendicatori.
In breve raggiungono, fuori dalla sala riunioni, la
Vedova Nera egli altri.
-Allora, che succede?- chiede Nomad dopo un breve
saluto.
-Stavamo investigando su una segnalazione fattaci da
Fury, e ci siamo incrociati con loro.- taglia corto Yelena Belova -Dopodiché il
Comandante s’è chiuso in una stanza con i Vendicatori più anziani e noi siamo
rimasti qui a prendere il thè coi biscotti. Sul serio.
-Su cosa stavate lavorando?- chiede Bucky.
-Appena lì dentro smetteranno di urlare ci
ragguaglieranno, ma pare che c’entri ... il Teschio Rosso.- afferma Donna
Maria.
-Il Teschio, hai detto? – domanda Bucky –Ancora lui?
-Beh… non è...- comincia a dire Yelena, ma si blocca
di colpo nell’udire le voci che provengono dall’interno.
Le grida di Occhio di Falco si sentono pure da fuori. È
evidente che la tensione è alle stelle, all’interno della sala riunioni.
-C’è da preoccuparsi?- chiede ancora Bucky.
-Invero, il temperamento di Occhio di Falco è assai
focoso, ma egli è un valente compagno d’armi e non c’è nulla da temere nei suoi
sfoghi. Tu piuttosto, mio giovane amico, hai un aria ... familiare. Il tuo
volto sebbene mascherato mi è stranamente noto.- dichiara Ercole incuriosito.
Ma prima che una qualsiasi risposta gli possa venir
data le porte della sala riunioni si aprono, permettendo al gruppetto degli
esclusi di entrare.
Il gruppetto entra e Bucky Barnes guarda l’ampio
salone con curiosità. Gli Invasori si incontravano al Falsworth Manor o nella
Torre del Big Ben, ma non hanno mai avuto un vero quartier generale … però anche
loro avevano un impeccabile maggiordomo inglese a servire il the. Non ha mai
pensato di chiedere a Steve che ne è stato di Brian e Jacqueline Falsworth,
ovvero Union Jack e Spitfire. Il vecchio Lord di sicuro è morto da decenni. Il
flusso dei suoi pensieri è interrotto da un’esclamazione di Occhio di Falco:
-TU! Sei il tizio con cui mi sono scontrato assieme a
Paladin e alla Vedova Nera nella villa di quel gangster russo![5] Com’è
che ti ha chiamato Natasha? Ah sì: il Soldato d’Inverno. Cosa diavolo ci fai…- poi
si blocca, mentre finalmente comprende –Ehi ehi ehi... aspetta un momento…
Steve non ci ha appena detto che Bucky… ma allora tu sei... ecco perché mi
sembravi familiare: sei praticamente identico alle foto, solo un po’ più
vecchio.
- Invero. Questo spiega il perché ci sembravi un volto
noto. – osserva Ercole.
-Se davvero ho cercato di ucciderti, Occhio di Falco- dice
Bucky con aria imbarazzata - me ne scuso: non ero... molto in me a quel tempo.
-L’ho sentito dire. Nessun rancore... non ce l’ho con
te. Non sei il primo che conosco a cui hanno fatto il lavaggio del cervello,
credimi. Ci sono altri, invece, che sapevano benissimo quel che facevano e non
si meritano il perdono.
Occhio di Falco lancia un’occhiata eloquente a Steve.
Bucky vorrebbe dire qualcosa ma un cenno del suo vecchio partner lo convince a
desistere.
Quasi tutti si avvicinano a Bucky e lui comincia a
sentirsi una specie di attrazione da circo.
<<Bucky
vivo.>> Iron Man lo squadra incuriosito <<Dopo
tutti questi anni e tanti… falsi allarmi… è quasi difficile da credere.>>
-A volte non sono sicuro di crederci nemmeno io,
signore.- replica lui un po’ innervosito da tanta attenzione.
<<Chiamami
semplicemente Iron Man… e non credere che non sia felice di saperti
vivo.>>
-Io lo sono di sicuro.- interviene Wanda – Ricordo
benissimo come Cap fosse depresso per la tua presunta morte, si dava la colpa
di non essere riuscito a salvarti, ma ora che sei vivo…
-Si dà la colpa del fatto che sono caduto in mano ai
sovietici, di come mi hanno cancellato la memoria e mi hanno mutato in uno
spietato sicario. Non che non li abbia anch’io i sensi di colpa al riguardo.
-Non sarebbe Steve se non si preoccupasse per
qualcuno. – aggiunge ancora Scarlet.
-Pure io ho la memoria sottosopra Bucky, so quello che
provi. – gli dice Wasp - Ma siamo tutti felici del fatto che tu sia ancora
vivo. Inoltre, ora che ti sei fatto grande, sei decisamente più bello!
Nel frattempo Clint Barton si avvicina a Yelena.
-E così tu saresti la giovane Vedova Nera... cosa dice
Natasha del fatto che usi il suo nome in codice?
-Non è suo. Il nome Vedova Nera spetta di diritto alla
migliore agente in servizio nell’Intelligence Russa e…
-Per carità, risparmiami le disquisizioni politiche;
non fanno per me.
<<Lasciate
perdere le chiacchiere.>> interviene Iron Man <<Dobbiamo discutere
di cose molto serie.>>
Falco e Yelena si scambiano un’occhiataccia. La
ragazza sa del forte legame emotivo che ha legato e forse lega ancora l’arciere
alla Romanoff, tuttavia intuisce che in quel gruppo tutti la vedono come
un’usurpatrice. Conquistare la loro fiducia non sarà affatto facile.
Si radunano tutti intorno al tavolo delle riunioni e
Iron Man in qualità di presidente in carica prende la parola:
<<Come
sapete, i nostri due gruppi hanno ricevuto indipendentemente l’uno dall’altro
segnalazioni su nuove attività del Teschio Rosso…>>
-È di nuovo in azione dopo gli attentati della
settimana scorsa?- chiede Bucky –Cosa ha combinato stavolta?
La faccia di Steve è decisamente molto seria quando
replica:
-Non è il suo emulo comunista o chi si spaccia per lui
adesso, Buck, è quello vero.
-Cosa?
<<Se
tu ed il tuo amico mi prestate attenzione, Comandante Rogers, finirò di
spiegare la situazione. A quanto pare il Teschio Rosso ha messo le mani sulle
Sentinelle e sui loro codici di attivazione.>>
Un brivido percorre i presenti tranne Wasp e Bucky.
-Scusate...- chiede quest’ultimo -… ma chi o cosa sono
queste Sentinelle?
-Per farla breve…- interviene Quicksilver –Dei super
robot creati appositamente per neutralizzare... e per neutralizzare intendo
anche uccidere… mutanti come me e le mie sorelle. Sono programmate per
adattarsi a qualunque attacco e sono quasi invincibili.
<<Esatto
e se davvero il Teschio Rosso è in grado di riprogrammarle in modo che
attacchino qualunque bersaglio che lui indichi loro…>>
Prima che Iron Man possa finire la frase, viene
interrotto da un trafelato e preoccupato maggiordomo:
-Mi scusi, padron Iron Man.
<<Cosa
c’è, Jarvis?>>
-Ritengo debba sintonizzarsi sui canali d’informazione.
Alla pressione di un pulsante, lo schermo olografico
al centro del tavolo mostra qualcosa che fa gelare il sangue di Steve Rogers.
È un’inquadratura di Times Square, dove il volto del
Teschio Rosso riempie ogni singolo schermo.
<<... in
diretta da New York dove il terrorista noto come Teschio Rosso sta trasmettendo
la propria immagine. Possiamo sentire cosa…>>
Le parole del giornalista si interrompono, ed il
collegamento viene rimpiazzato da nuove immagini: il Teschio Rosso occupa
l’intera inquadratura, ma quando si muove si può vedere la grande svastica
rossa alle sue spalle. La stessa immagine riempie ogni schermo e televisore
d’America.
<<Buon
giorno, America. L’ultimo giorno della vostra tanto vantata libertà: prima che
il sole tramonti sulla vostra disgustosa nazione, un Quarto Reich sorgerà per
rimpiazzarla.>>
-Steve... ma…è lui? È davvero il Teschio Rosso, quello
vero? Come fa ad essere ancora vivo?- esclama Bucky Barnes, vedendo il volto
del vecchio nemico.
-È veramente lui, Buck. È una lunga storia, ma anche
lui come noi è sopravvissuto alla guerra. Iron Man, puoi rintracciare la
comunicazione? – chiede Rogers, mentre l’inquadratura si allarga.
<<Ci
sto provando, ma ci vorrà del...oh no>> -
reagisce il Vendicatore corazzato alla vista dell’immagine trasmessa.
Alle spalle del Teschio Rosso non c’è un muro, ma una
piastra pettorale. La svastica è stata disegnata sul petto di una Sentinella,
uno dei giganteschi robot anti-mutanti.
<<Ho il
completo controllo di tutte le Sentinelle. Assieme, queste meraviglie della
robotica hanno una potenza di fuoco sufficiente a radere al suolo tutte le
maggiori metropoli americane.>>
-Madre de Dios…– sussurra Donna Maria Puentes,
facendosi il segno della croce.
<<Le Sentinelle uccideranno un milione di persone
per ogni ora che il Presidente degli Stati Uniti sprecherà prima di comunicare
la resa incondizionata. E se i cosiddetti super-eroi, specialmente quella cagna
di Capitan America, avessero intenzione di fermarmi, ho un ultimo messaggio per
loro.>>
La tensione nella stanza è tangibile, ed è difficile
dire se sia Capitan America o il Comandante Rogers a stringere di più i pugni.
Il Teschio Rosso indugia prima di continuare, esalando fumo di sigaretta sullo
schermo.
<<Questo
messaggio è registrato. Le Sentinelle stanno attaccando Washington in questo
momento.>>
CONTINUA SU VENDICATORI SEGRETI 20!
NOTE DEGLI
AUTORI
Inizia qui forse una delle storie più attese degli
ultimi anni (stiamo esagerando? Può darsi, e allora? -_^). Finalmente i
Vendicatori hanno appreso che Steve Rogers, l’originale Capitan America, è
ancora vivo ed ha assemblato un suo gruppo di Vendicatori Segreti e
contemporaneamente il Teschio Rosso si è rifatto vivo con la minaccia forse
peggiore di tutte. Basteranno le forze congiunte dei nostri eroi a fermarlo?
Per scoprirlo non vi resta che andare a leggere Vendicatori Segreti 20.
Carlo,
Carmelo & Fabio